La gestione dell’ambiente, sopratutto nell’ambito delle conseguenze dei cambiamenti climatici, dovrebbe essere un elemento di interesse quotidiano per tutti noi e, forse, per la maggior parte dei cittadini del pianeta. Il dibattito è, però, spesso offuscato dall’ideologia e da tentativi di seminare dubbi sui risultati della ricerca scientifica.

In effetti, anche tra coloro che hanno compreso la fondamentale importanza del rapporto uomo-creato per cui si preoccupano per il futuro del nostro pianeta, c’è chi considera che le conseguenze più impattive siano a lungo termine, di fatto remote; diversamente molti indicatori evidenziano che, oramai, siamo sull’orlo della catastrofe. Ad esempio, come dimostrano gli scarsi risultati delle conferenze internazionali sul clima degli ultimi venti anni, le oramai evidenti influenze dell’attività antropica non sono state sufficienti ad indurre i governi mondiali a intraprendere un’azione decisiva e politiche ambientali stringenti.

L’enciclica di Papa Francesco “Laudato Si” dell’oramai lontano 2015 è la prima enciclica papale dedicata esclusivamente alle questioni ambientali. Papa Francesco si augurava un ampio risveglio morale necessario per persuadere, non solo un miliardo di fedeli cattolici ma l’umanità in generale, circa la nostra responsabilità nel lasciare un pianeta pulito e sicuro alle future generazioni.

Papa Francesco ha scritto:
La terra, la nostra casa, comincia ad assomigliare sempre di più a un immenso mucchio di immondizia”. “ In molte parti del pianeta, gli anziani si lamentano che i paesaggi un tempo meravigliosi siano ora ricoperti di spazzatura”. “Il cambiamento climatico è un problema globale con gravi implicazioni: ambientali, sociali, economiche, politiche e per la distribuzione dei beni”. “Rappresenta una delle principali sfide che l’umanità deve affrontare ai nostri giorni”.

Facendo propri i risultati delle ricerche degli scienziati, Papa Francesco attribuisce la colpa direttamente agli esseri umani e alle loro azioni, lanciando l’allarme sulla “distruzione senza precedenti degli ecosistemi, con gravi conseguenze per tutti noi”. In effetti i più colpiti – anche in questo caso – saranno i cittadini più poveri dei paesi più poveri, quelli meno in grado di adattarsi all’innalzamento dei mari, alle devastanti siccità e inondazioni, già oggi più frequenti, e che diverranno scenario “normale” in mancanza di azioni correttive.

L’enciclica di Papa Francesco è stata richiamata da molti: capi di stato e di governo, amministratori locali e anche tecnici. Ciò dimostra che ha avuto un certo impatto negli ambienti politici e governativi, nonché in taluni ambiti educativi e culturali e anche scientifici.

E nelle comunità religiose e in quelle cattoliche specificamente? Io non credo che ci sia stato un evidente impatto, e se c’è stato ha riguardato una piccola percentuale di cattolici praticanti. Mi chiedo quanti cattolici hanno approfondito i temi dell’enciclica. Quante volte le tematiche ambientali hanno costituito oggetto delle omelie per innescare riflessioni e discussioni tra i fedeli?

Quanti di noi hanno cambiato il loro modo di vivere, sulla base di quanto affermato da Papa Francesco?

Oramai il tempo stringe e ciò determina la necessità di un’azione decisa di tutti noi in una consapevolezza etica, o per meglio dire geo-etica, che costituisca la base di comportamenti corretti.

La nostra vita, il nostro lavoro sulla terra, qualsiasi azione che compiamo dovrebbero rispettare l’ambiente e le risorse della Terra che il Signore ci ha prestato. In effetti, prendersi cura del creato è prendersi cura dell’intera umanità e del suo futuro. Dovremmo trovare quindi una nuova identità che abbia nella conservazione della Terra e del creato di Dio il suo fulcro essenziale consapevoli che questo rispecchiarsi in questa nuova identità non altera le nostre prerogative ma espande la nostra consapevolezza nell’ambito ecologico.

Riduzione dei consumi, riuso, attenzione ad evitare gli spechi, moderazione nel consumo di cibi, e soprattutto di quelli derivati dagli allevamenti di animali, dovrebbero essere oggi i nuovi precetti al fine di salvare il nostro pianeta, o meglio il creato di Dio.

Siamo pronti a seguirli prima che sia troppo tardi?